Turbe attentive in pazienti con Disturbi del Sonno
Relazione del Dr. Andrea Gagliardo del Laboratorio del sonno Neurologico di Palermo, nell'ambito del congresso organizzato dal Dr. Aldo Messina, responsabile U.O. Audiologia del Policlinico Universitario di Palermo.
Una delle ipotesi più accreditate sulle funzioni del sonno, teorizzata da Tononi e Cirelli, viene definita la Teoria dell'Omeostasi Sinaptica: quando dormiamo siamo essenzialmente "offline" cioè i nostri sistemi sensoriali sono disconnessi per consentire il sonno. Ma qual è il vantaggio di dormire e di correre il pericolo di essere inerti verso l'ambiente esterno ?
Durante la veglia le sinapsi che permettono ai neuroni di comunicare tra loro si potenziano come risultato dell'apprendimento e del costante adattamento all'ambiente. Questo fenomeno viene definito plasticità sinaptica. La Plasticità è essenziale per sopravvivere, ma è anche un processo costoso, perchè sinapsi più forti richiedono più energia e componenti cellulari con conseguente limitazione della possibilità di apprendere.
Secondo questa teroria il sonno è il prezzo che paghiamo per la plasticità sinaptica: durante il sonno si consolida la memoria sinaptica ed inoltre vengono normalizzate e depotenziate tutte le sinapsi che rappresentano un "rumore di fondo", recuperando energie utili per consentire ulteriore apprendimento.
Nel cervello avvengono meccanismi sinaptici simili durante i compiti di attenzione selettiva e durante il sonno e per questo motivo la privazione di sonno indotta da un sonno frammentato può essere causa di turbe attentive.